Molte più ombre che luci. È quanto emerso al service sulla odierna condizione dei giovani organizzato venerdì 13 maggio all’Hotel Candiani dal Kiwanis Club di Casale Monferrato. “Una generazione inquieta” oggi più che mai, ingigantita dal duro biennio della pandemia. A discuterne esperti del mondo sanitario e della socio-assistenza.
Renza Marinone – Presidente del Club kiwaniano – ha richiamato, nell’introdurre il service, il dato emerso dai circa 600 ragazzi che avevano risposto ai questionari legati allo spaccato esistenziale vissuto durante il covid-19. Dalle risposte, erano scaturiti punti fondamentali: rifiuto scolastico; difficoltà di relazione; aggressività non veicolata; paura di uscire. Marinone ha sottolineato l’utilità di riavviare il progetto interclub ‘Oltre il muro’ che ebbe grande risalto lo scorso anno nato da un’idea dell’allora Presidente del Rotary Alessandro Boverio.
Chi sono i giovani di oggi? È il quesito che si è posto Roberto Stura – Direttore del Distretto ASL di Casale Monferrato – “Sicuramente sono diversi da come eravamo noi, gli scenari sono cambiati negli ultimi decenni. Sono sorti problematiche di natura neurocognitiva, la mediazione delle chat è diventale tale per cui non si può più prescindere da esse nelle relazioni. Ci sono più potenzialità ma c’è maggiore incertezza”. Stura ha aggiunto che nello studio ci sono sbocchi meno definiti, il ruolo della donna è diverso rispetto ad anni fa e quello maschile è condizionato. “Gli effetti del covid si fanno sentire, i bambini sono disturbati, ci sono maggiori accessi al pronto soccorso per problemi psichici ma senza ricoveri, i soggetti fragili sono stati toccati dalla pandemia, Il long covid ha prodotto danni non organici ma somatici, con effetti psicologici senza dimenticare che la pandemia ha fatto morire genitori e nonni, figure che vengono a mancare, dando vita ad un esercito di orfani”. Corrado Rendo – medico competente istituti scolastici – ha colorato l’intervento con tonalità più nere: “L’esperienza del covid è stata drammatica, lo scenario è agghiacciante: il report di ‘Oltre il muro’ lo ha fortemente evidenziato. Sulla salute mentale c’è ritrosia, diffidenza, vergogna: le 521 risposte dei ragazzi mettono in risalto che è esplosa la crisi delle risorse dello stato sociale, dei servizi sanitari e scolastici responsabili di non aver fornito gli strumenti per la ripartenza”. Per Rendo, la pandemia ha bruciato due generazioni. E ancora: “I presidi sono stati eroi, le scuole hanno patito molto l’impatto di una serie di misure assurde e irrazionali emesse dai burosauri dei ministeri. Sono emersi, tra i giovani, disturbi alimentari dettati anche dall’inattività fisica e della reclusione forzata tra le mura di casa, l’insorgenza di problemi logopedici. È anche emerso da uno studio che tra i nati durante la pandemia il quoziente intellettivo sia inferiore rispetto agli altri”. E allora, cosa fare? Rendo ha aggiunto che avremo una nuova umanità spaventata, confusa, malleabile e condizionabile incapace di decidere. Un quadro decisamente a tinte scure, pessimistico.
Patrizia Melanti – moderatrice del convegno – ha però spezzato una lancia a favore di un’inversione di tendenza, verso il pensare positivo: “I ragazzi hanno però voglia di tornare a vivere e di seguire le regole”: E ha citato un esempio: “Un allievo, vedendomi sulla porta della scuola con la mascherina, mi ha detto: ‘Preside, lei che può che è sola e distante, se la tolga la mascherina, noi siamo vicini, non possiamo certo farlo…’ Sono rimasta senza parole…”. Melanti ha detto poi che sarebbe utile un confronto ora per vedere se la situazione è cambiata. Rendo ha anche puntato l’indice contro la sanità, “debolissima” e che serve più che mai dare vita ad una nuova alba.
Anna Maria Avonto – Direttore Servizi Socio-assistenziali del Distretto di Casale Monferrato – ha elogiato l’attività portata avanti durante la pandemia dalle Usca: “Hanno fatto di tutto e di più per quanto riguarda l’assistenza dei malati a domicilio”. Avonto ha aggiunto l’importanza di portare avanti la sanità territoriale: “Non basta difendere l’ospedale, è sul territorio che si gioca la sfida futura della medicina”. Entrando nel merito, ha sottolineato che il disagio c’era già prima del covid e che si è ingigantito con la pandemia e la crisi economica: “Come si fa ad avere un equilibrio psicofisico se c’è un disagio sociale? E allora, come uscirne? Riprendendo il contatto con le relazioni”.
Marina Giunipero – operatrice socio-assistenziale – ha illustrato l’esperienza maturata sul campo: “Durante il covid c’è chi ha avuto una zattera e chi un panfilo. Le famiglie che abbiamo seguito hanno avuto una zattera. Famiglie vulnerabili, povere, ragazzi alle prese con devianze, tendenti all’isolamento, ad invertire il giorno con la notte, senza scuola, con realtà famigliari alle prese con problemi di natura penale. Le basi per poter invertire la rotta e ripartire? Fiducia ve collaborazione perché, dopo il covid, sono aumentati problemi comportamentali, ansia e conflitti famigliari. I percorsi formativi rappresentano uno strumento utile per tentare di risolvere il problema.
Concetta Caristo – Responsabile Psicologia area minori – ha compiuto un’ampia disamina sviscerando le tematiche del disagio giovanile ponendo l’accento sull’importanza del lavoro con gli sportelli di ascolto scolastici. Importanti contributi sono venuti da Natalia Terzolo – psicologa ASL AL – la quali hanno puntato i fari sui risvolti sanitari e comportamentali del disagio sociale dei ragazzi. Prima del buffet, il dibattito in sala con il mondo scolastico.