Dal Chair Autismo “La città inclusiva”- Anna Fazio

Un grazie al nostro Governatore Salvatore Chianello per avermi dato l’opportunità di affrontare e condividere con tutti un tema molto sentito dal Kiwanis: I disturbi dello spettro autistico.

Siamo ancora molto lontani dai risultati che avremmo voluto raggiungere su un tema così importante nonostante gli sforzi fatti negli anni passati, non abbiamo ancora raggiunto i risultati sperati, abbiamo fatto solo dei piccoli passi, se vogliamo ottenere qualche risultato in più dobbiamo lavorare in diversi settori per citarne alcuni: la famiglia, la comunità, la scuola, e tema ancora più significativo il mondo del lavoro con le sue varie sfaccettature.

Da soli non siamo in grado di ottenere i risultati sperati, pertanto è necessario il coinvolgimento delle istituzioni, CTS, personale ATA, associazioni, etc…

Nelle dinamiche di comunicazione e di comportamento il rapporto persona-ambiente è un processo vitale, la configurazione degli spazi favorisce l’inclusione delle persone nella società.

In una città inclusiva ed accogliente è necessario prevedere spazi che attenuano i conflitti uomo-ambiente, i fattori che possono facilitare gli atteggiamenti positivi verso la disabilità sono la presenza di servizi e politiche rivolte a coinvolgere tutte le persone, si tratta di percorsi e processi partecipativi. Città inclusiva significa promuovere inserimento sociale e autonomia. La città vissuta da tutti nello stesso modo.

Il progetto a livello comunale può essere articolato in varie fasi:

  • creazione di una rete di esercizi commerciali e luoghi privati e pubblici dove si adotteranno misure per favorire l’accoglienza di persone con autismo;
  • realizzazione di un percorso formativo rivolto a dare al personale degli esercizi commerciali un livello base di conoscenza sul comportamento da adottare nell’accoglienza delle persone con autismo;
  • creazione di un kit da consegnare alle attività aderenti al progetto da esporre come testimonianza di accoglienza consapevole;
  • creazione di una mappa della città che evidenzia gli esercizi dove è possibile garantire un minimo di modalità favorevoli all’accoglienza,
  • interventi a sostegno del lavoro.

Pur non basandoci su dati certi, si calcola che il tasso di partecipazione al mondo del lavoro per le persone affette da DSA nei paesi occidentali è del 34% contro il 54% di tutti gli individui con disabilità, sono stati condotti inoltre degli studi sul tipo di lavoro adatto alle persone con lo spettro autistico. I costi benefici dell’inserimento nel mondo del lavoro sono notevoli, con strategie appropriate gli adulti autistici hanno capacità di lavorare per lunghi periodi. Lavoro salute e benessere sono correlati, il rapporto con gli altri crea un senso di appartenenza.

Diventare indipendenti per un ragazzo/a autistico/a significa dare una possibilità di una vita propria. La nostra purtroppo è una società che ancora non riesce ad accogliere i neurodivergenti, mancano le dinamiche di comunicazione, forse noi potremmo fare la differenza.

Se andiamo ad analizzare i percorsi di vita di un ragazzo portatore dello spettro autistico e quindi della famiglia, ci sono dei periodi particolarmente difficili per citarne alcuni: il periodo estivo e il passaggio dall’adolescenza alla prima giovinezza. Lavoro e comunità potrebbero essere gli ingredienti per migliorare la vita sia dei ragazzi che delle famiglie. Pensare al loro futuro, umano, sociale, economico, è un impegno che noi e le nostre istituzioni dovremmo pianificare con lucidità e risorse.

Il nostro compito sarà quindi anche quello di sensibilizzare la sfera economica, promuovendo convegni per parlare di economia etica, la cultura dell’inclusione, iniziare a parlare di volontariato d’impresa che è una forma di erogazione liberale fatta dall’aziendaverso un’organizzazione del Terzo Settore. In merito, l’art. 100 del TUIR – a cui si fa riferimento anche quando si parla di welfare aziendale, – consente all’azienda di dedurre nel limite del 5 per mille le spese relative all’impiego di lavoratori dipendenti per prestazioni di servizi erogati a favore di tutti gli Enti del Terzo Settore di natura non commerciale.

La costruzione di una rete forte fra gli enti del terzo settore risulta fondamentale, lo stesso dicasi fra le istituzioni locali le quali possono essere complementari dando risposte più efficaci.

Rilevante è la formazione specifica degli educatori attraverso corsi per fornire basi teoriche e pratiche per affrontare in maniera consapevole l’accoglienza di alunni con bisogni educativi speciali.

L’obiettivo primario sarà sempre quello di sapere interagire con le famiglie nella fase critica dell’accettazione al manifestarsi dei sintomi, nel percorso necessario per trovare l’ambiente scolastico più idoneo, nella collaborazione terapeutica, le buone pratiche sono la metodologia vincente.

Se poi entriamo nell’analisi del “Dopo di Noi” si apre uno scenario ampio ma da approfondire che va dalla legge n. 112 del 22 Giugno 2016, rubricata “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilita grave prive del sostegno familiare”, viene denominata anche legge sul “Dopo di Noi”, cohousing, trust etc.

Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento, se necessario è possibile avere anche il supporto di alcuni insegnanti formatori che hanno svolto la loro attività su tutto il territorio nazionale.

Grazie per aver dedicato il vostro tempo a leggere le mie riflessioni o suggerimenti, rimango sempre dell’idea che nel compito che vogliamo portare avanti ci sono delle parole e dei sentimenti diversi fra loro ma convergenti: amore, passione, contaminazione, resilienza.

Con tutta la mia stima

Anna Fazio