Il 5 aprile u.s., presso un elegante resort sull’incantevole golfo di Ognina a Catania, il K.C. Acicastello Riviera dei Ciclopi ha organizzato una interessante conferenza dal titolo “La violenza di genere a Roma tra stereotipi, pregiudizi e realtà”.
La professoressa Mela Albana, socia del Club, ha illustrato il tema della violenza di genere attraverso un ricorso non solo alle fonti antiche, ma anche alle rappresentazioni pittoriche con cui artisti di altre epoche hanno scelto di raffigurare alcuni episodi delle leggende e della storia romana.
L’argomento trattato dimostra come stereotipi di genere e luoghi comuni attraversino la riflessione di poeti, storici, letterati e giuristi in materia di violenza sessuale sulle donne. Dai celebri episodi della narrazione sulle origini di Roma, in cui storia e mito si mescolano e si confondono, alle vicende relative a donne illustri di epoca imperiale narrate da storici e letterati, alle rare epigrafi che restituiscono i nomi delle donne vittime di violenza domestica, appare come la violenza contro le donne, nelle sue varie forme, fosse accettata e, in alcuni casi, giustificata.
Sin dalle origini, alcuni momenti fondativi della storia di Roma vedono protagoniste donne vittime di stupri violenti. La stessa nascita di Romolo e Remo, secondo la leggenda confluita negli annali di Livio, appare frutto di uno stupro subito dalla vestale Rea Silvia da parte di un dio, Marte.
Nel mondo ellenico e in quello romano, lo stupro appare un modus operandi legittimo da cui si generano gli eroi: personaggi mitici, quali i fondatori di città, nascono da un rapporto sessuale forzato tra uno stupratore, il dio, e una vittima.
Ci trasporta nel mondo reale la vicenda di Lucrezia che innescò la rivolta e causò la fine del regime monarchico. Nel corso dei secoli, tanto nella tradizione classica quanto in quella cristiana, grazie soprattutto alla rappresentazione liviana, la fama di Lucrezia, proposta come modello di castità, continuò, anche se i giudizi sul suo comportamento non furono sempre univoci. Nelle scuole di retorica cominciarono a porsi i primi dubbi sulla coerenza e sulla sincerità della matrona, dubbi raccolti e sviluppati da sant’Agostino il quale si chiese se la donna dovesse essere considerata adultera an casta.
Allora come oggi, quando si tratta di indagare le cause della violenza contro la donna, la prima ad essere posta sotto accusa è proprio la vittima: se ne esaminano innanzitutto l’abbigliamento e il comportamento, per determinare se col suo habitus abbia contribuito a scatenare l’aggressione. Anche a Roma la realtà doveva essere ben più complessa e drammatica di quanto attestano le fonti, in quanto comportamenti illeciti, stupri, azioni violente, aggressioni brutali, prevaricazioni rimanevano in gran parte confinati nella sfera privata, fra le mura domestiche.
Apronia, Ponzia, Poppea, Regilla, Iulia Maiana, Prima Florentia sono solo alcuni esempi di donne vittime di femminicidio, uccise dalla ‘mano crudele’ dei loro mariti.
Le testimonianze giunte fino a noi documentano tuttavia la pervicace sopravvivenza di atteggiamenti e atti criminosi che hanno una sorprendente analogia con le modalità in cui si esplica ancora oggi la violenza sulle donne. I dati della cronaca ci ricordano quotidianamente che la violenza di genere è un problema sociale con effetti drammatici sulla salute mentale e fisica delle vittime. La lotta contro la violenza di genere richiede un impegno collettivo per promuovere l’uguaglianza di genere, la consapevolezza, la prevenzione e la punizione degli aggressori.
Si ringraziano per la loro presenza gli officers divisionali: il LGT Governatore Angelo Galea, il Presidente del Comitato dei Past Governatori Nicolò Russo, il Presidente del Comitato Finanze del DISM Nunzio Spampinato, il Presidente del Club di Paternò Angelo Corsaro, il Chair per il bullismo e cyberbullismo Francesca Rapisarda e non per ultimi i soci dei Clubs della Divisione.