Nello splendido scenario liberty di Villa Ardizzone, organizzata dal vulcanico Presidente del Kiwanis Catania Centro Alfio Privitera, si è svolta venerdì 28 giugno la conferenza sul tema ”Prospettive turistiche per lo sviluppo del territorio catanese”. Relatori il Prof. Marco Platania, docente di Economia del Turismo presso l’Università di Catania, e il Prof. Filippo Grasso, docente di Analisi di Mercato presso l’Università di Messina. Presente l’Immediato Past Governatore del Distretto Salvatore Chianello, con altri Presidenti e soci della Divisione. Ha introdotto i lavori la Cerimoniera per antonomasia Pinuccia Di Mauro. Il Presidente Privitera ha ricordato il cinquantesimo di fondazione del Catania Centro, quarto club in Italia dopo Milano, Roma e Palermo. Il tema della serata, confessa Privitera, nasce dal suo innamoramento verso Catania, uno dei posti più belli che esistano per la storia, le bellezze architettoniche e naturalistiche. L’unicità del centro storico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità, spicca in Europa, avendo la conformazione di un accampamento romano, con strade dritte, larghe e lunghe. Tra le bellezze che abbiamo basta citare il meraviglioso barocco della via Crociferi, una delle strade più belle al mondo, la Cattedrale di Sant’Agata e il Teatro Massimo Vincenzo Bellini. Catania è una terra ricca di contrasti, rigogliosa lungo la costa ma arida all’interno, il cui gioiello è l’Etna. Purtroppo la città è oppressa dalle opere pubbliche incompiute, dalla burocrazia lenta e dalla microcriminalità. Chi ha governato il territorio finora non ha recepito l’enorme potenzialità inespressa della città. Il prof. Platania parte dall’analisi dei dati, che non sempre sono aggiornati. Il turismo è un fenomeno molto complesso, multidisciplinare e articolato, coinvolgendo discipline come sociologia, economia e geografia. È un’industria estremamente resiliente ed economicamente rilevante. I dati prendono in considerazione gli arrivi (cioè quando un turista arriva in albergo e pernotta almeno una notte), e le presenze, che sono il numero di notti (permanenza media). La Sicilia si colloca all’ottavo posto nazionale, con 5,7 milioni di arrivi e 16,8 milioni di presenze, con i turisti internazionali che eguagliano i turisti nazionali. L’offerta turistica in Sicilia si distingue tra alberghiero ed extralberghiero (bed and breakfast, case vacanze, ecc), settore decisamente in crescita. Sul turismo nazionale, il 40% è costituito da siciliani, mentre quello internazionale è costituito prevalentemente da francesi e tedeschi. Un dato sorprendente è che l’attrattore mare, rilevante per i catanesi, non lo è per i turisti che vengono da fuori, i quali arrivano prevalentemente nel periodo primaverile e nel periodo di settembre-ottobre. Catania viene vista come una city-break, una destinazione da raggiungere il venerdì per ripartire domenica. La permanenza media, con 2,2 notti rispetto alle 3 di Palermo, conferma il capoluogo etneo come città di passaggio e di transito per altre sedi turistiche più ambite. Ciò comporta per la città una crisi di identità dal punto di vista turistico. Il turismo non governato può produrre anche effetti negativi, come le esternalità, impatti che si producono sull’ambiente fisico, economico e sociale. L’industria turistica può mangiare tutto come un virus, stravolgendo molte attività economiche. In Sicilia abbiamo una forte identità rurale: se la perdiamo, perdiamo la nostra storia. Occorre governare sempre il fenomeno turistico, altrimenti il territorio perde la sua identità e la comunità residente se ne va via. Bisogna evitare lo spopolamento del centro storico, definito dagli studiosi di sociologia “Gentrification”. In conclusione, bisogna passare da luogo a destinazione turistica, cioè il territorio governato e gestito come un prodotto da collocare sul mercato. Difendendo i nostri attrattori, tuteliamo l’ambiente evitando la mercificazione del territorio. Il prof Grasso è partito dall’analisi dei dati esposti, col compito di tradurre in politiche settoriali pratiche il fenomeno turistico. Essendo il turismo l’industria del viaggio, non sono tanto gli alberghi che accolgono, ma la comunità locale che ospita e accompagna il turista. Cos’è che non va nel turismo in Sicilia? Soprattutto la mancanza di una governance organica, armonica e organizzata. È stato importante il documento “Sicilia paradiso in terra” prodotto dalla Regione Sicilia nel 2018 in materia di promozione turistica, dove si sottolinea che la comunità è il primo luogo della destinazione turistica. Attrattore turistico della Sicilia non è il mare, ma il vulcano Etna. Quindi bisogna lavorare sull’attrattore, elemento fondante su cui si basa un piano turistico del territorio. Il viaggiatore vuole vivere l’esperienza del luogo, l’esperienza della comunità locale. In conclusione il turista che viene in Sicilia vuole vivere bene la giornata e non vivere alla giornata. Il turismo dev’essere strutturale e stabile, basato sul connubio del ruolo politico con quello dell’ operatore turistico,e non sulla confusione di ruoli. Il politico non deve fare turismo, ma deve fare le leggi, dare un orientamento e ascoltare gli operatori del settore, i quali sono gli unici che devono fare turismo. Se gli operatori turistici non esercitano il proprio ruolo e altri, non competenti, intervengono, il sistema è destinato a fallire. Alle relazioni è seguito un partecipato dibattito, con interventi della Dottoressa Monica Colaianni, collaboratrice del quotidiano “La Sicilia”, di Antonio Greco nella duplice veste di socio del Catania Centro e operatore turistico, e di Giuseppe Di Paola, del Kiwanis Club Etneo. Ha concluso i lavori il Past Governatore Salvo Chianello, che ha sottolineato per il turismo siciliano l’occasione persa con il PNRR, e affermato che se vogliamo il cambiamento, tutto deve partire da noi.
Goffredo Greco