KC Catania Centro – La situazione delinquenziale nella città

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Organizzata dal Kiwanis Catania Centro, mercoledì 15 maggio, si è svolta nei locali di Villa Manganelli la conferenza La situazione delinquenziale a Catania, di cui sono stati relatori tre alti esponenti della Polizia di Stato a Catania: il questore dott. Giuseppe Bellassai, il vicequestore dott. Antonio Ciavola e il capo della Squadra mobile dott. Antonio Sfameni.
Erano presenti il prefetto di Catania dott.ssa Maria Carmela Librizzi, il Luogotenente Governatore della Divisione 2 Angelo Galea, il comandante del porto di Catania contrammiraglio Antonio Ranieri, varie autorità kiwaniane, soci dei club della divisione ed altri intervenuti.
Ha introdotto l’argomento il Presidente del club Alfio Privitera, che ha sottolineato come la delinquenza sia connessa alla mancanza di un lavoro onesto e al degrado sociale e sia motivo di preoccupazione per i cittadini anche per la violenza che accompagna gli atti criminosi.
Il questore Bellassai ha evidenziato la distinzione fra criminalità organizzata e criminalità comune o microcriminalità. La prima forma è esercitata sia da clan che fanno parte di Cosa Nostra sia da organizzazioni esterne ad essa: i reati commessi da queste organizzazioni sono soprattutto le estorsioni, l’usura, le truffe e lo spaccio di stupefacenti. Rispetto ai decenni passati, la criminalità organizzata tende ad inabissarsi facendo credere di non esistere più, ma in realtà le sue attività danneggiano l’economia sana. La microcriminalità riceve più attenzione da parte dei cittadini e la percezione dei catanesi riguardo la sicurezza in città è negativa, tuttavia questo tipo di reati è in diminuzione rispetto al passato. I reati comuni commessi in numero maggiore sono i furti di autoveicoli e di motocicli; seguono i furti in appartamenti e in esercizi commerciali, le rapine in pubblici esercizi e infine gli scippi e le rapine sulla pubblica via a danno di privati, che sono i reati meno numerosi.
Il vicequestore Ciavola ha trattato il tema della prevenzione, che è un deterrente per le condotte devianti e conduce alla diminuzione dei reati. Fra gli strumenti della prevenzione vi sono la polizia di prossimità e i protocolli d’intesa con le varie istituzioni. Il diritto alla sicurezza dei cittadini può essere garantito con un maggiore controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine e con la videosorveglianza, ma è necessaria anche la fiducia e la collaborazione dei cittadini, che devono rivolgersi alle forze di polizia segnalando le condotte criminose anche in caso di dubbio: un valido strumento può essere l’app You Pol, che permette la segnalazione in forma anonima attraverso i telefoni cellulari.
Il dott. Sfameni ha infine trattato il tema della repressione, che avviene dopo che i reati sono stati commessi e si verifica mediante l’intervento della squadra mobile. La repressione è efficace quando i reati vengono denunciati: nei casi di usura ed estorsione, a Catania le denunce scarseggiano. È più importante l’attività repressiva condotta verso i capi criminali che verso la manovalanza: un gruppo di piccoli spacciatori di droga viene sostituito in tempi rapidi, ma non è facile sostituire rapidamente un capo clan.    

Alla fine delle relazioni, è seguito un dibattito.