Prato – Incontro nella sala del consiglio comunale di Prato sull’attuale situazione in Palestina. Moderato dalla giornalista Sara Bessi l’incontro è stato promosso dal Kiwanis club Prato e patrocinato dal Comune di Prato con il Padre francescano Ibrahim Faltas vicario della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme per presentare il progetto di accoglienza negli ospedali italiani dei bambini palestinesi feriti nella guerra.
Un drammatico racconto di quanto sta accadendo non solo a Gaza ma anche a Betlemme e in Cisgiordania, tra persecuzioni ed arresti, perché la guerra sta uccidendo i bambini, le prime vittime innocenti del conflitto. In apertura le parole di Gabriele Alberti presidente del Consiglio Comunale Pratese: “Prato non poteva sottrarsi a questo appuntamento di solidarietà e condivisione perché città accreditata dall’UNICEF Italia tra le Città Amiche dei bambini e degli adolescenti, ma anche perché è un dovere di questa amministrazione tenere alta l’attenzione su questa guerra ».
A seguire quelle di Antonio Schillaci, presidente del Kiwanis Club che ha ricordato la mission del club pratese che si rivolge soprattutto ai bambini e all’infanzia, realtà da tutelare e salvaguardare perché futuri custodi di un mondo migliore, e infine la testimonianza di Giammarco Piacenti, autore con la sua azienda del restauro della Basilica della Natività a Betlemme. Qui, conobbe padre Ibrahim Faltas e il suo impegno di sacerdote al servizio del prossimo e dei bambini in una terra in cui tutti i diritti, anche quelli più elementari sono sospesi.
Alla presenza delle autorità civili e religiose, inizia la testimonianza di Padre Ibrahim: “Ritorno a Prato sempre molto volentieri perché vengo qui da ben 25 anni e so quanto Prato ha fatto per Betlemme in Terra Santa. La situazione a Gaza dal 7 ottobre è diventata insostenibile. Quel giorno ero nella scuola con i bambini e stavamo dicendo la preghiera di San Francesco: ‘Signore fa di me uno strumento della tua pace…’. Proprio in quel momento abbiamo visto i missili che arrivavano a Gerusalemme, una cosa mai successa. Io sono in Terra Santa da 35 anni: ho vissuto la prima Intifada, la seconda Intifada, l’assedio della Natività ma una cosa del genere non l’avevo mai vista».
E ha poi aggiunto: “Dopo l’attacco di Hamas tutte le scuole vennero chiuse per 15 giorni ma alla riapertura i bambini non erano più quelli di prima: sui loro volti la paura e il terrore per la sorte dei loro genitori. Oggi nelle strade di Gaza ci sono morti, feriti, le case sono state distrutte. Moltissimi i bambini uccisi, donne, disabili, più di 27mila persone di cui 12 mila bambini. Senza contare i dispersi e si arriva così a quasi 35mila persone che hanno perso la vita a causa dei combattimenti. Un numero provvisorio che non tiene conto dei tantissimi bambini, e delle tantissime donne rimasti sotto le case distrutte a Gaza. Persone intrappolate sotto le macerie, corpi non sepolti dignitosamente».
Un vero dramma nel dramma se,come ha spiegato Padre Ibrahim Faltas “nessuno sa come aiutare questa gente. A Gaza c’è bisogno di tutto,di cibo e soprattutto di acqua. Siamo nel 2024 eppure la gente lì muore ancora di fame e prega,nonostante il freddo, almeno perché piova per dissetarsi e lavarsi. Più di 20 mila persone non hanno la possibilità di essere curate e salvate, perché mancano i medici e gli ospedali. Gaza è ormai un cimitero a cielo aperto. Due milioni e 300 persone vivono a Gaza, senza cibo, senza elettricità, senza acqua, medicine, niente! È una situazione orribile. Ma chi ascolta? Chi vede queste cose?».
Sull’invito ad unirsi al suo appello a far tacere le armi, ha ricordato che: “Cessate il fuoco solo il Pontefice lo ha ripetuto tante volte e per questo voglio ancora ringraziare il Santo Padre. Un accorato invito alla pace che altri “potenti della terra” non hanno accolto perchè nessuno lo ha ascoltato, nessuno sente i bisogni di questa gente».
E sui 40mila bambini rimasti orfani ha detto: “Spero solo che portando in Italia 111 bambini e alcuni di loro al Mayer a Firenze, abbiano finalmente lasciato l’inferno. Oggi a distanza di un mese dal loro arrivo, sorridono e parlano un po’ di italiano, perché sono dei bambini speciali a differenza degli altri della loro età, perché prima del tempo imparano a fare i conti con le difficoltà quotidiane e le sofferenze». Infine un pensiero ai pochissimi cristiani rimasti in terra santa. Il suo timore è che “se continua così andranno tutti via e nella terra dove è nato il cristianesimo potrebbero rimanere solo i luoghi, le pietre”. A Gaza attualmente ci sono soltanto 800 cristiani che vivono nella Chiesa Latina mentre 200 in quella greca ortodossa, tutti gli altri nelle tende, finché dura.(da thedot cultura del 7 marzo 2024)
All’interessante incontro è seguita una conviviale per una raccolta fondi destinati ai bambini vittime della guerra.