Il 25 febbraio 2025 presso l’Agriturismo Cascina Duc, il Kiwanis Club Torino si è riunito per una conviviale con raccolta fondi a favore di un service per i bambini e la Dottoressa Emma Rabino Massa, già direttore del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino per oltre 20 anni, socia del Kiwanis Club Torino, ha tenuto un’interessante conferenza circa l’importanza delle fotografie ai fini della ricerca antropologica, fino a diventare vera e propria documentazione museale.
Ha quindi illustrato molte interessanti fotografie, che hanno permesso di fissare periodi e situazioni in tempi molto precisi e di arrivare a fornire elementi per gli studi antropologici di intere popolazioni.
LE COLLEZIONI FOTOGRAFICHE MUSEALI NELLA RICERCA ANTROPOLOGICA – LA DIVERSITÀ UMANA DAVANTI ALL’OBIETTIVO
“Verso la fine dell’800 e il 900 il materiale fotografico entra a pieno titolo nelle collezioni museali fino a divenire una delle attività di routine dell’approccio dell’antropologo con la popolazione da studiare.
Allo stesso tempo si sviluppa una peculiare tematica di approccio con il “diverso”.
L’ immagine catturata da una fotografia cristallizza un avvenimento, un ambiente, che il ricordo potrebbe deformare.
Nel caso degli avvenimenti scientifici e fotografie sono preziosi indicatori della produzione della scienza, del suo campo di ricerca, dei suoi attori.
Mostrare le fotografie del passato significa mostrare la “traduzione in immagine …
L’uso della fotografia nella ricerca antropologica non solo fu innovativa per l’epoca, ma anche oggi è alla base delle ricerche di Antropologia visuale. La ricerca indirizzata ad un confronto della diversità tra le popolazioni diventa particolarmente attuale in questi tempi di migrazioni, che tendono a globalizzare i fenomeni e ad uniformare le culture .
Le immagini presentate, molte delle quali inedite, fanno parte dell’archivio fotografico del Museo di Antropologia dell’Università di Torino, in particolare delle collezioni egiziane di Marro, antropologo fondatore del Museo, Gariazzo e Sesti, ingegneri costruttori della ferrovia Matadi-Leopoldville (oggi Kinshasa).
Alleghiamo alcune delle foto proiettate nella serata, che hanno interessato notevolmente tutti i presenti.”